Detrazione 75 per cento: cos’è e perché avvantaggia i disabili

La detrazione 75 per cento è una delle novità degli ultimi anni in fatto di agevolazioni fiscali. E’ stata predisposta proprio con la legge di bilancio 2022, dunque è attiva relativamente da poco.

Tuttavia, è già una delle agevolazioni più fruite, più richieste proprio perché va a soddisfare un’esigenza molto sentita nel paese: eliminare le barriere architettoniche o almeno ridurne le conseguenze per la mobilità delle persone disabili.

Vale dunque la pena fare il punto della situazione, spiegando in cosa consiste questa detrazione, quali interventi ammette, come si fruisce etc.

Che cos’è la detrazione 75 per cento

L’espressione “detrazione 75 per cento” è in realtà gergale. Spesso si sente anche l’espressione “bonus 75%”, secondo l’adagio ormai consolidato che identifica le detrazioni direttamente con la loro aliquota.

Il nome tecnico, quello assegnato dalla stessa Agenzia delle Entrate, è “agevolazione fiscale per l’eliminazione delle barriere architettoniche”. 

Già da questo si intuisce il senso del provvedimento, ovvero sgravare di parte della spesa chi commissiona interventi che possano, certamente a vario titolo, impattare sulle barriere architettoniche. 

Dal punto di vista meramente tecnico e burocratico, è un’agevolazione come tutte le altre, nel senso che segue gli stessi meccanismoidelle più famose agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie (Super Bonus 110%, Ecobonus, Bonus Facciate e altre ancora).

Il contribuente effettua una spesa, la documenta, poi sconta parte di quest’ultima dalle tasse, in questo caso dall’IRPEF. A conti fatti, un risparmio postumo, o comunque un recupero di denaro.

Il risparmio diventa però diretto e immediato se si opta per la cessione del credito, che è giocoforza l’opzione preferita dai contribuenti: si cede il diritto alla detrazione a terzi, magari all’impresa che realizza l’intervento, e in cambio si ottiene uno sconto. 

Come funziona l’agevolazione

L’agevolazione fiscale per l’eliminazione delle barriere architettoniche si distingue dalle altre per l’aliquota, che è davvero elevata. E’ pari al 75%, come testimonia il nome con cui è volgarmente conosciuta, ovvero detrazione 75 per cento.

Ciò significa che consente di recuperare tre quarti della spesa, o di pagare direttamente solo un quarto della stessa, se si procede con la cessione del credito.

Un’altra differenza con la maggior parte delle agevolazioni di questo tipo consiste nell’orizzonte temporale. La detrazione non si realizza mai in una unica soluzione. Di norma, sono necessari dieci anni. In buona sostanza, si divide la spesa detraibile in dieci quote di uguale entità, e si assegna ciascuna di esse in un periodo di imposta.

Ebbene, nel caso dell’agevolazione in questione i periodi di imposta sono solo cinque. Di base, sono sufficienti cinque anni per godere pienamente del provvedimento (nella sua forma base, senza cessione del credito).

Si segnalano differenze anche rispetto agevolazioni di diversa natura, ma sempre finalizzate a recare beneficio alle persone con disabilità. Il riferimento è alla detrazione al 19% e all’IVA al 4% per l’acquisto di dispositivi per la mobilità.

In questi casi, è necessario dimostrare lo stato di disabilità attraverso un certificato rilasciato dall’ASL (anche se le procedure possono cambiare da località a località).

Nel caso della detrazione 75 per cento, fa fede unicamente la natura dell’intervento. Se questo consente di eliminare una barriera architettonica, o rientra comunque tra quelli ammissibili, di per sé garantisce l’accesso all’agevolazione.

Questo snellisce le procedure, in quanto consente anche ai familiari della persona disabile di procedere con la richiesta di accesso.

L’agevolazione prevede dei massimali di spesa.

  • 50mila euro per gli edifici unifamiliari o per gli edifici che vantano comunque un’entrata indipendente.
  • 40mila euro per i condomini formati da 2-8 appartamenti. La cifra va ovviamente moltiplicata per ciascuno appartamento.
  • 30mila euro per i condomini formati da più di 8 appartamenti. La cifra va ovviamente moltiplicata per ciascuno appartamento.

L’agevolazione è valida fino al 31 dicembre 2022. Non è escluso – anzi a dire il vero è molto probabile – che venga riconfermata anche per il 2023. 

Cosa rientra nell’agevolazione

Veniamo al punto dirimente. Quali interventi rientrano nell’agevolazione? Di base, tutti gli interventi che favoriscono la mobilità interna ed esterna di una persona disabile, la quale è minacciata dalla presenza di un qualsiasi elemento architettonico, fosse anche “banale” come una scala o un gradino.

L’intervento dev’essere di natura edile, il semplice acquisto di un dispositivo non consente l’accesso alle agevolazioni. 

Nella stragrande maggioranza dei casi, la detrazione 75 per cento viene richiesta per:

  • Creazione di rampe;
  • Installazione di ascensori, anche esterni;
  • Installazione di montascale e servoscala.

Molto interessante è proprio quest’ultimo punto. Il montascale e il servoscala sono considerati come dispositivi che vanno acquistati e utilizzati. Tuttavia, richiedono comunque un intervento di natura edile, per quanto poco invasivo per poter essere messi a regime. 

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