Piattaforma elevatrice per disabili: cos’è, a cosa serve, modelli e prezzi

La piattaforma elevatrice per disabili è un dispositivo fondamentale per sopperire alle barriere architettoniche e consentire a persone affette da disabilità motoria di raggiungere la propria abitazione o un qualsiasi altro locale posto ai piani superiori.

La tecnologia delle piattaforme elevatrici, così come l’esperienza d’uso, ricordano gli ascensori. Per certi versi, invece, ricordano altri dispositivi con finalità simili come i servoscala e i montascale. 

Onde evitare confusione, è dunque necessario approfondire l’argomento, parlando dei meccanismi di funzionamento, delle tipologie a disposizione, delle condizioni che ne rendono necessaria l’installazione, dei costi e delle agevolazioni.

Cos’è una piattaforma elevatrice per disabili

Una piattaforma elevatrice per disabili, anche nota come pedana elevatrice, è una piattaforma che si muove in verticale e raggiunge i piani alti, replicando il movimento di un ascensore.

Il suo scopo è consentire alle persone affette di disabilità o difficoltà motorie di giungere nella propria abitazione o in qualsiasi altro locale che si trovi lungo il percorso. Ovviamente, è possibile salire sulla piattaforma sulle proprie gambe o, come accade spesso, in carrozzina. 

La costruzione e l’installazione delle piattaforme elevatrici fanno riferimento a normative piuttosto severe, soprattutto in merito alla sicurezza. Dunque presentano sempre delle protezioni adeguate. In alcuni casi esse si limitano a gabbiette e corrimano. E’ comunque possibile corredare la piattaforma di una cabina che possa circoscriverne completamente lo spazio. 

Esistono almeno due tipologie di piattaforma elevatrici, o pedana elevatrice che dir si voglia. Di tali tlipologie renderemo conto nei prossimi paragrafi. Tutte, però, si differenziano per una serie di criteri.

  • Design. La piattaforma elevatrice è un elemento visibile, dunque è suscettibile alle esigenze di design. Lo scopo è produrre e installare piattaforme che come minimo si intonino con il contesto.
  • Corsa. Ovvero, il numero di metri che la piattaforma dovrà percorrere (ovviamente in altezza).
  • Luoghi di installazione. Le piattaforme elevatrici possono essere installate all’interno di un edificio o all’esterno. Nella stragrande maggioranza dei casi, si opta per l’esterno. 
  • Struttura. Come già accennato, la struttura può essere corredata di protezioni minimali o può essere arricchita da una cabina, in genere in vetro.
  • Portata. Una piattaforma elevatrice degna di questo nome ha una portata di almeno 240 kg. Esistono però modelli in grado di sopportare anche 500 o 1000 kg. 

Le differenze con le altre soluzioni per i disabili

Alla luce della confusione che aleggia in merito ai dispositivi di movimentazione per i disabili, è bene fare una distinzione tra le soluzioni attualmente a disposizione oltre la piattaforma elevatrice.

  • Montascale . E’ una poltroncina collegata a un binario, il quale a sua volta segue il profilo delle scale. 
  • Servoscala. E’ simile al servoscala. Tuttavia, la poltroncina è sostituita da una pedana.
  • Saliscale. In realtà, carrello saliscale. E’ un carrello pensato primariamente per trasportare merci. Non segue un binario ma percorre in autonomia (nei modelli elettrici) i gradini, grazie alla presenza di cingoli o di ruote. E’ uno strumento logistico, ma alcuni modelli possono trasportare anche delle carrozzine, e di conseguenza, le persone che vi sono sedute sopra.

La differenza principale tra piattaforma elevatrice, montascala e servoscala risiede nel movimento. La piattaforma “ascende”, mentre gli altri due dispositivi seguono le scale.  

Discorso simile per il saliscale, che però non segue le scale come fanno i montascale e i servoscala, ma le percorre. Inoltre, non è pensato esclusivamente per la movimentazione dei disabili.

Quando acquistare una pedana elevatrice / piattaforma elevatrice per disabili

Alla luce dell’abbondanza di soluzioni per i disabili, è bene fare il punto sulle condizioni che rendono l’acquisto e l’installazione di una piattaforma elevatrice preferibile rispetto alle alternative. 

Le condizioni sono le seguenti.

  • I locali da raggiungere sono posti a un’altezza elevata. In questo caso, infatti, il montascale e il servoscala apparirebbero soluzioni estreme, in quanto sottoporrebbero gli utilizzatori a un tempo di permanenza nel dispositivo troppo lungo. Il movimento verticale della piattaforma elevatrice infatti “taglia” le distanze. 
  • Non vi è un ascensore, o l’ascensore non è omologato per i disabili. Alcuni condomini non hanno un ascensore, oppure questo è troppo stretto per potervi entrare con  la carrozzina. Stesso discorso, ovviamente, per le villette bifamiliari.
  • L’installazione dei montascale e dei servoscala è giudicata invasiva dai condomini. Le piattaforme sono soprattutto esterne, mentre i montascale e i servoscala sono sempre interni. Questo potrebbe fare la differenza al momento di trovare un accordo.  

Si ricerca una maggiore sensazione di sicurezza. Sia chiaro, montascale e servoscala sono presidi sicuri. Certo, il loro utilizzo può cagionare delle ansie, in quanto vi è la sensazione di rimanere “sospesi” nel vuoto. Una piattaforma, magari con cabina, restituisce sempre un maggiore senso di sicurezza. 

Le tipologie di piattaforme elevatrici

Le piattaforme elevatrici per disabili si differenziano innanzitutto per la tipologia di movimentazione. Questa può essere.

  • Elettrica. A muovere la piattaforma è semplicemente l’energia elettrica. I consumi non sono particolarmente elevati, dunque è sufficiente sfruttare quella del condominio.
  • Idraulica. A muovere la piattaforma è una pompa idraulica. 

Qual è la soluzione migliore? Una risposta univoca non può essere data, ma è possibile indagare sui pro e sui contro.

La piattaforma elevatrice con  movimentazione elettrica:

  • Costa meno
  • Occupa meno spazio

Tuttavia…

  • E’ più lenta
  • Non sopporta carichi elevatissimi

Di contro, la piattaforma elevatrice con movimentazione idraulica

  • E’ più veloce
  • E’ più potente (sopporta carichi elevati)

Tuttavia…

  • Costa di più
  • Occupa più spazio

I prezzi delle piattaforme elevatrici per disabili

Quanto costa una piattaforma elevatrice / pedana elevatrice per disabili? Ovviamente, si  parla di svariate  migliaia di euro. In linea di massima, ce la si può cavare con 9mila euro, per i modelli meno ambiziosi. I modelli migliori, o dotati di tecnologie particolari, possono arrivare fino a 20.000 euro.

Ovviamente, sono tanti i fattori che incidono sul prezzo. Dunque, vale la pena riportare una tabella riepilogativa.

Una precisazione: tutti i numeri sono stime, anche perché ciascun produttore e ciascun installatore vanta un proprio approccio ai costi. 

Design sobrioDesign raffinatoCorsa cortaCorsa lunga
Piattaforma elettrica9.000 – 14.000 €10.000 – 16.000 €9.000 – 16.00010.000 – 16.000 €
Piattaforma idraulica11.000  – 16.000 €12 – 18.000 €11.000 – 18.00012.000 – 20.000 €

Le agevolazioni per l’acquisto di piattaforme elevatrici per disabili

 I costi possono sembrare elevati, ma c’è una buona notizia. Il legislatore ha messo a disposizione alcune importanti agevolazioni. Il meccanismo è quello della detrazione IRPEF: il committente paga e poi recupera una parte della spesa “scalandola” dall’IRPEF, in un tempo più o meno lungo.

Ecco le agevolazioni a disposizione.

Detrazione del 19%. Questa agevolazione è riservata a chi acquista un qualsiasi dispositivo utile alla movimentazione e alla deambulazione di persone affette da disabilità. E’ possibile, per l’appunto, recuperare il 19% della spesa. La detrazione viene “portata” in una volta sola, ovvero in occasione del pagamento IRPEF relativo al periodo di imposta in cui l’acquisto è avvenuto. La misura non ha una scadenza. 

Detrazione del 75%. Questa agevolazione è riservata a chi installa (o meglio, fa installare) dispositivi permanenti che richiedono comunque un intervento edile, come nel caso delle piattaforme elevatrici per disabili. E’ possibile recuperare il 75% della spesa, e nel giro di cinque anni. Ogni anno, si porta in detrazione un quinto di quanto spetta. E’ una misura almeno ufficialmente temporanea, per ora valida solo fino al 31 dicembre 2022. 

Le due agevolazioni non sono cumulabili dunque dovrete scegliere necessariamente tra l’una e l’altra. La prima è meno corposa, ma può essere goduta in un tempo più breve. 

C’è anche una seconda possibilità da prendere in considerazione: la ricezione di contributi statali. Si fa domanda per accedere al finanziamento statale, distribuito secondo una graduatoria. I requisiti sono abbastanza stringenti, ma tutt’altro che proibitivi. In particolare, è necessario allegare alla domanda un certificato dell’ASL che attesti la propria disabilità motoria. 

I meccanismi sono piuttosto complessi. Per riassumere:

  • Se l’importo non supera i 2.582,28 euro, il contributo statale copre il 100% della spesa. In questo caso, la priorità va agli invalidi al 100%.
  • Se l’importo è compreso tra 2582,28 e 12.911,42 euro, il contributo copre la parte compresa la prima soglia per intero, mentre copre per il 25% la parte eccedente.
  • Se l’importo è superiore a 12.911,42 euro, il contributo copre solo il 5% della spesa.